Vai al contenuto

Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari II.djvu/397

Da Wikisource.

divozione, e per acrésciarla anco più, io di lei vi parla- rò. Adunque, a te si conviene l’attendere e lo imparare quello che di lei si dirà. — lo vego bene colà una che non ha volontà a imparare nulla. Sai che ti dico? Elli non intende chi non attende, e non attende chi non comprende. A casa. — Io so’ tenuto di lei dire la cagione che ieri io non dissi, che era quasi come morto, e ora so’vivo. Io era per modo ch’ io non credevo oggi predicare, e ora so’fatto come uno lione\ tanto mi sento gagliardo: che pure mentre ch’ io dicevo la messa, mi sentivo debile, e ora mi sento per modo che io giostrarei. E però a gloria sua lingua mea sicut calamus velodier scribeniis. Oltre, adunque, come se io non avesse avuto male ninno. Cogitabat: Maria si maravigliava. Ma dimmi: se Maria si maravigliava, chi sarà colui che abbi sì poco intel- letto, che a pensare che essa si maravigliava lei, non si debbi maravigliare anco lui? Abbi un poco lo intelletto speculativo, * * e pensa che se ella si maravigliava lei, quanto maggiormente ti debbi maravigliar tu. Ella si ma- ravigliava de la salutazione de l’Angiolo, che quando giónse a lei le disse: Ave, gratta piena, Dominus tecum. Or vediamo di che «essa si maravigliava. Tre maraviglie ci si può comprèndare: Prima maraviglia si è de la sua salutazione. Siconda maraviglia, de la sua comendazione. Terza maraviglia si è de la sua petizione. [E in que- ste tre maraviglie comprenderai tutta V avemaria ] *. La prima, de la salutazione de l’Angiolo. Hai che - disse: Ave, gratta piena, Dominus tecum.

  • Nel Cod. Sen. 6, ispiculato.
  • Questo periodo ultimo manca per intero ai Codd. senesi.