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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari II.djvu/426

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di me, dica altro che bene del mio Signore lesu. Se ninno vuole dire male di me o de la mia vita, che ne so’ di quelli che diranno male d’ un mio pari, io ti dico così, che tu potrai dire a tuo modo, e la verità è nel suo luogo. Io non mi lodo, ma ben dico così, che ogni bene che si fa in questo mondo, e sia chi vuole quello ben fare, viene da Dio; e ogni male che si fa, viene da noi; sì che io non so che bene si possa dire di noi. Ma se pure altri ne volesse dire male, egli si conviene avere pazienzia e non curarcene; e non ci è miglior parte, chè troppo àremo che fare a volerci difèndare dalle lingue che parlano dì noi. Sai che ti dico? Se uno ne dice male e un altro ne dice bene, e’ va la bilancia di pari. Se ognuno ne dice bene, credo che noi staremmo a magior pericolo. Ma ben ti vo’ dir questo, che se uno mi detraie in cosa che sia disinore di Dio *, e que- sto il dice in publico, sappi che in publico si con- viene ri<lifèndarlo. Iddio sa ch’ io m’ ingegno di stare saldo in sul detto della Scrittura quanto io posso. Dice Isaia a iiij cap.: Quam pulcri super montes pedes annun- tiantis et praedicantis pacem: annuntiantis honum et praedi- cantis salutem^ dicentis Sion: Regnabit Deus tuus Colui che tòlle a fare l’arte de le predicazioni,. Meglio, meglio: io tei vo’ dire per essemplo. Io dico una messa, et ho l’ostia in mano consecrata, et uno viene a me per tòrmela; dimmi, debo io avere pazienzia e lassar- mela tòllare? Dice colui di sì, et io ti dico di no, e non voglio averci pazienzia a nulla. Se quella fusse cosa che 1 II Cod. Pai. legge così: che se uno mi ditraie in cosa ninna, che sia iìi disonore di Dio ec. 2 Questo vers. settimo del detto cap. è riportato nei Codd. molto imper- fettamente, tanto che in essi fu pur lasciata una breve lacuna.