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predica trigesimaquinta | 127 |
€ tante ne fussero, quanti ne so’ in questo vescovado. Per la qual cagione, se voi no ne fate qualche dimostrazione1, elli v’averrà quello che di voi dice Michea profeta al V cap.: Perdam civitates terrae tuae, et destruam omnes munitiones tuas, et auferam maleficia de manu tua, et divinationes non erunt in te. A te so’ dette queste cose, Siena: — Tu perdarai le tue terre, e guastarò le tue case ragunate, e torrò il sacrificio de le tue mani, e non saranno in te le cose divine. — E hanne già due, biastemia e incanto.
La terza cagione del pericolo de la tua città, Siena, si è arroganzia. E’ miei cittadini sanesi stanno troppo grassi, e però so’ cosi aroganti. Elli stanno con pace e con acordo fra loro: ellino hanno molte richezze, e di fuore molte possisioni,2 molto bestiame, e in molti modi si contentano. Ma tenete a mente e guardatevi che non tochi a voi quello detto di Giovanni ne la sua Apocalipsa al iij cap.: Dicis quia dives et magnus sum; et nescis quia pauper et nudus es.3 Guarda, guarda, dico guarda! Che se tu dici a questo modo: — Io so’ rico, io ho de la robba assai; io ho de le possisioni; io ho del bestiame; io so’ ben vestito e ben calzato; io ho de’ danari assai; io ho de’ figliuoli assai; io ho ciò ch’io voglio, egli non mi manca nulla; — sai che ti dico, o cittadino? Ora ti guarda, chè ora hai bisogno più che mai di guardarti. E se’ dici: — Elli non mi manca nulla; — e io ti dico che elli ti manca una cosa sola. Sai che ti manca? Elli ti manca solo l’ira di Dio. Se l’ira di Dio si versa so-
- ↑ Nel Cod. Pal., qualche cagione di dimostrazione.
- ↑ Come altrove il Cod. Sen, 6 legge, pocissioni.
- ↑ Questo vers., che è il 17 del detto cap. terzo, nella Vulgata sta così: Dicis, quod dives sum et locupletatus, et nullius egeo: et nescis quia tu es miser et miserabilis et pauper et caecus et nudus.