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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/227

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eligioso abbi àuto uffizio di Comuno, io ne so’ certo he egli ha fatto peccato grandissimo, mortale però he egli gli ha fatto fare quello che non gli era, nè è, nè irà mai lecito: e dico che chi ne fu cagione, è tenuto a estituzione ogni denaio eh’el Comuno ne fusse venuto

i danno. Oh, bella cosa, ch’e’ mi volevano fare capitano

e’ bossoli! Oh^ io voglio essere poi castellano di Mon- ilcino 1 Io mi penso bene, che a buona intenzione voi volevate fare; ma diciamo: non debbo io sapere come gli non m’è lecito? Doh, doli! Oh, io sarei stato il uon pecorone 1 Non mi cogli già me, sì bene 1 Oh, egli ia bene che sia pagato il manigoldo da colui che è prete camarlengo del Comuno? Che appartiene ai suo uf- tzio? Oh, e’sarà ben fatto dipoi che vada a dir messa? i [a diciamo: che credi tu ch’e’ facci uno religioso che a ora camarlengo? Tutta notte sogna che egli conta fienari, e per lo sonno dice tuttavolta: quatro, sei, otto, ^ sempre conta. Io mi credo di me, che se io fussi a le uffìzio, ch’io furarci più che non furano gli altri, oh, fate i vostri fatti, non date mattana a loro, e las- ite fare a loro il loro. Oimrnè, che quando io penso il

eccato che voi fate, sì el secolare e sì il religioso, io

i iemo di paura! Voi avete presa una bella amistà coi ati, che voi vi volete impacciare de’ fatti loro, e vo- ) ite eh’e’ frati s’impaccino de’vostri. Non fare, non fare. ’ leddite quae sunt Caesaris Caesari^ et quae sunt Dei Deo ^: - Io vi dico che voi diate quello che è di Cesare a ssare, e quello che è di Dio a Dio. — Lassate fare il

^ La stampa e i] detto Coà.., peccato gravissimo e mortale. 11 Santo iOntinua con belli arg’omenti a rimproverare coloro che volevano chiamare - religiosi a coprire ufizi del Comune. 2 Vangelo di s Matteo, cap. xxij, vers. 21.