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30 LA TESTA DELLA VIPERA


Emilio Danzàno era un vero galantuomo che aveva poca amicizia e niuna stima pel cugino Lograve, ma che aveva sentito sempre, dacchè l’aveva conosciuta, molta compassione per la moglie di lui; e questa era stata la cagione che aveva fatto accettare a lui e a sua moglie di tenere al battesimo il neonato di Luisa. Quella mattina, venuto a prendere le nuove dell’inferma, egli trovò la monaca sola a pregare presso la morta. Dalla monaca seppe come, e con che parole, la poveretta fosse spirata.

— Povera donna! mormorò guardando con profonda pietà quel cadavere: poi chiese di vedere il cugino Lorenzo.

Questi, seguendo i consigli di Marianna, comparve con un aspetto accasciato, accolse con un brontolìo, che voleva essere un ringraziamento, le condoglianze, e sospirò, asciugò sulle ciglia delle lagrime ipotetiche e pregò il cugino di assumersi tutte le incombenze che occorrevano per quella luttuosa circostanza, per le quali mancavano a lui il coraggio e la mente. Danzàno, interessandosi della salute del figlioccio, consigliò al vedovo padre di mandarlo subito nelle più sane aure del paese montanino della balia: e il consiglio fu premurosamente accolto perchè corrispondeva affatto ai desiderî e alla convenienza di Lorenzo e della governante.

Il bambino fu lasciato colà tre anni, nè il padre lo avrebbe ancora ripreso con sè, dove il Danzàno non avesse insistito per farglielo ritirare in casa.