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50 LA TESTA DELLA VIPERA


Emilio entrò subito in argomento.

— Ho visitato cassa, scrigno, canterani, scrivanìa e non ho trovato nè carte di valore, nè crediti, nè denari, sì invece delle obbigazioni di debiti, delle note da pagare. Parte dei beni è venduta; i restanti sono gravati da ipoteche... L’eredità paterna, per me, invece della ricchezza, non mi porterebbe che fastidî e penuria.

Marianna fece una faccia compunta, e con voce che voleva parere afflitta e commossa, rispose:

— Ah, caro il mio ragazzo, so troppo bene che tuo padre...

Ma Emilio la interruppe bruscamente.

— Io non sono il vostro ragazzo, e non permetto più che mi trattiate col tu.

La vecchia si confuse, balbettò:

— Scusate... scusi... Sono così affezionata alla famiglia... da tanto tempo!... Lei l’ho visto a nascere.

Ed egli, troncandole di nuovo la parola con un malvagio sogghigno:

— E, grazie a Dio, con me non ci avete le vergognose ragioni d’intimità che aveste col nonno e col babbo.

Marianna volle parlare, ma non seppe che cosa dire; aprì la bocca e la richiuse senza mandare un suono; chinò la faccia più confusa che mai.

Emilio riprese:

— Mentre le sostanze di mio padre si assottigliavano, s’accrescevano le vostre... di voi che