Pagina:Bersezio - La testa della vipera.djvu/64

Da Wikisource.
62 LA TESTA DELLA VIPERA

dalla rabbia al solo pensiero che altri potesse toccarlo.

Una sera a teatro, dove egli era andato a far visita in palchetto alle Danzàno madre e figlia, Emilio s’accorse che un giovane dalla platea fissava con insistenza il suo sguardo ammiratore sulla bellezza di Matilde, la quale pareva non accorgersene affatto. Era un bel giovane di aspetto nobile e piacente, con espressione di risoluzione e di franchezza segnata in fronte — una fronte piana ed aperta da una cicatrice verso la tempia destra. Naturalmente Emilio lo trovò subito antipatico, e si pose a guardarlo a sua volta, con occhio tutt’altro che benigno; e guardandolo, s’accorse che quella non era una figura affatto sconosciuta, che l’aveva già vista altre volte; finchè a un tratto balzò nella sua memoria l’imagine di quel suo compagno di collegio, più forte degli altri, che a lui aveva dato parecchie volte le pacche, e dal quale egli s’era vendicato di poi con quella brava sassata sulla testa.

Sicuro! Era proprio quel tale; e quella cicatrice che riusciva a dare un certo interessamento alla elegante di lui fisionomia, era il segno appunto della ferita fattagli dal sasso lanciato da Emilio.

Questa scoperta rese ancora più spiacevole la figura di quel giovane al cugino di Matilde, il quale, non sapendo dissimulare il suo dispetto, colla imprudenza della gelosìa, domandò alla fanciulla in tono sprezzante: