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64 LA TESTA DELLA VIPERA

— Non mi riconosci? Sono Nori... Sai bene. Laggiù al collegio... Alberto Nori... Ero due corsi più innanzi di te.

— Ah! Nori?... Sì, mi ricordo, rispose colla medesima freddezza Emilio. Ci frequentavamo poco...

— Eh sì... Abbiamo avuto anche qualche battibecco insieme... come, del resto, io ne ebbi con quasi tutti... Ero un po’ accattabrighe.

— Un poco! esclamò con un sogghigno; mi pare anzi...

Ma l’altro, completando la frase, con allegra bonarietà:

— Che lo fossi di molto eh? Hai forse ragione. Da ragazzo ero una testa matta di prima classe; ma mi sono cambiato, sai? Son diventato il miglior pastricciano del mondo... Certo non mi lascio soffiare sotto il naso, ma del resto chi mi sa pigliare pel verso mi trova un agnellino.

E rise bonariamente come prima.

— Ah sì? disse Emilio senza dipartirsi menomamente dalla sua riserbatezza.

— Sicuro, riprese quell’altro, che aveva una gran voglia di continuare il discorso e rompere quella crosta di ghiaccio dietro cui Emilio si riparava. La disciplina militare mi ha fatto molto bene... Lo sai che sono stato militare?

— No.

— Uscito dal collegio, entrai nell’Accademia, e ne venni fuori sottotenente d’artiglieria; un anno dopo, superato felicemente l’esame, ero luogotenente...