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LA TESTA DELLA VIPERA


I.

Erano già le tre del mattino, e i giuocatori, sempre più accaniti intorno al tappeto verde, chiedevano nuovi mazzi di carte ai servitori sonnacchiosi del club.

Uno di questi aprì l’uscio di quel salotto dall’afa soffocante, s’inoltrò fino al tavolo dei giuocatori, e toccò discretamente sopra la spalla un uomo di circa quarant’anni, che, anche da seduto, appariva alto di statura, con un testone tanto fatto, irto di capelli rossigni tagliati corti che parevano punte di lesina, con ispalle grosse, rotonde, quasi gibbose.

Quest’uomo si voltò bruscamente e saettò chi l’aveva tocco di uno sguardo irritato cogli occhî grigi, che, in mezzo a quel faccione, apparivano piccolissimi, ma luccicavano d’un fuoco maligno.

— Che cosa c’è? domandò egli ruvidamente.

— Son venuti a cercare di lei da casa sua.