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82 LA TESTA DELLA VIPERA

— Possibile! esclamò Cesare tutto turbato. Ah! Matilde ha visto giusto.

— Ah ah! Che cosa t’ha detto tua sorella?

— Che si trattava di questo duello, e ch’io dovevo a ogni costo impedirlo.

— Sì, proprio? esclamò col suo malvagio sogghigno Emilio. Convien dunque dire che Matilde s’interessa vivamente, troppo vivamente, per quel signore... Oh! me ne rincresce, perchè il duello oramai non v’è modo d’evitarlo.

— Oh sì che ci sarà, disse con calore il buon Cesare; ci dev’essere. Sento anch’io essere mio dovere d’impedirlo, questo duello... Tu ne hai già avuti troppi, nessuno più di te può rinunziare ad uno scontro senza scapitarne... Di questo duello poi non c’è una soda ragione.

Emilio l’interruppe bruscamente.

— La ragione c’è, e la so ben io... Non impacciartene dell’altro tu, che per quello ch’io ti domando... Vorresti farmi da Mentore? Questo duello ti dico io che è inevitabile... È stato lui, Alberto, quello che l’ha voluto... Io ho fatto di tutto per esimermene; sono stato rimessivo fin troppo; Nori ha persistito; mi ha mandato a sfidare, stamattina son venuti i suoi padrini e fra un quarto d’ora torneranno per intendersi definitivamente coi miei, dei quali tu sarai uno e B. l’altro. Siamo già d’accordo che si finirà tutto di questa mattina medesima. Posso io dare addietro? Mai più! Lo può egli, provocatore, sfidatore ostinato, senza coprirsi di vergogna? Nemmen per ombra. Dunque? E avre-