Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/13

Da Wikisource.

ix


Ed a questo un’altra cagione mi spinse.

Considerando l’amenità dei luoghi, la pittoresca bellezza dei monti, la salubre situazione dei villaggi, il clima dolcissimo, i miti costumi dei valligiani, ed una sicurezza piena ed intera, mi venne l’idea che anche a questa valle potessero rivolgere i passi e dimorarvi nell’estiva stagione gli amatori di montagne. È vero, il passaggio non è per chi si cimenta nelle valli profonde delle Alpi o sulle perigliose loro vette. Sui nostri monti non proviamo le forti emozioni dei grandi pericoli, le care ebbrezze dei picchi superati, nè si ha la vaghezza di prospettive lontane lontane; ma in compenso abbiamo il conforto gradevole di una solitudine beata in mezzo a boschi che paiono giardini, e giù per le pendici e nel piano la vista di borgate e città che si mostrano in lontananza all’occhio, ma non turbano l’animo coi loro mormorii e pettegolezzi.

Le nostre piccole valli presso l’Appennino del Bisenzio e della Setta, della Limentra e della Sieve non hanno da offrire le frescure degli abeti e dei larici svizzeri, non le capanne pastorali sul margine di rumorosi torrenti o in vicinanza di ghiacciai, ma danno graditi recessi in un clima dolce, sotto un cielo sereno, all’ombra di annosi castagni: e spesse volte accanto alle modeste bellezze della natura si trovano quelle gentili dell’arte; tanto perchè il colore locale non manchi e non si scordi che sono valli italiane.