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Pagina:Bestie.djvu/112

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gevano tutta: le finestre erano aperte.

Da parecchie miglia lontano, io vedevo invece le sue torri come tizzi ritti che si spegnevano ultimi nella cenere del crepuscolo.

E i temporali con tutto il cielo nero addosso! Pareva che i lampi la dovessero schiantare; ma, dopo, l’aria era più fresca e si respirava meglio; gli uccelli la varcavano a frotte; e il sole la rasciugava.

Perché, dunque, io vi soffrivo? Perché la mia anima non vi è mai voluta stare?

Lo sapeva, forse, quella mia tartaruga che riuscii a tener chiusa in casa una sera, e la mattina dopo non la trovai più.