Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 12, 1800.djvu/136

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132 Lettere

in detti luoghi è un punto di vista falso, poichè ammesso tal senso non si possono piegare moltissimi luoghi, ove non si può se non intendere del Purgatorio ed Inferno dell’altra vita, e però saremo costretti a ammettere tutti due i sensi ad un tempo a solo fine di cavarci dalle difficoltà con tal doppio gioco di schermi. Quel sindicar cotanto l’anonimo per aver introdotto Virgilio nelle sue lettere ha del soverchio e si può sostenere per un ardita bensì, ma pur niente ridicola sconfacente supposizione, poichè coll’introdurre tra gl’italiani qualch’ombra era impossibile non urtar la passione, laddove Virgilio ne va scevro affatto, ed è non per tanto italiano poeta epico, ed altresì nomato da Dante. Ingiustissima è altresì la censura che l’autore non abbia mai letto Dante intieramente da capo a fondo, perchè fa dire a Virgilio; ma poi saltando assai carte senza leggerle. Primieramente parla Virgilio di ciò che addivenne agl’elisj a lui, non ciò che all’anonimo qui al mondo, e poi dicesi saltò da luogo a luogo per trovare i pezzi più belli, come facciamo