Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 12, 1800.djvu/170

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rima, e tirar tutto il mondo ad udirli, come poeti mirabili gli stessi ciurmatori, e saltimbanchi? Non ci mancava per avvilire il linguaggio degli Dei, l’arte di Febo e delle muse, che vederla tra i bossoli dell’Orvietano, e le scimie de’ cavadenti. Non nego esser pregio di vostra lingua, ed unico pregio quello d’improvvisare: sebbene io lo abbia sempre assai sospettato d’impostura; e avendomi poco prevenuto in suo favore l’aver sempre incontrato in varie cittì d’Italia, che gl’improvvisatori erano religiosi1, gente a mio credere nata a tutt’altro, ed educata in cose e studj molto più serj, che i versi non sono. Nè gli uomini di garbo, come si dicon tra voi, non gli ho trovati assai favorevoli a quella gente, che lor parea profanare il sacro abito e la poesia insieme; tanto più, che non eran buoni poeti in iscritto, nè dotti fuorchè in

  1. Il p. olivetano Zucco, il p. agostiniano Cristiani, il p. dominicano Luci; il p. Panicelli paolotto, e sino a’ francescani, carmelitani scalzi ec.