Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 12, 1800.djvu/307

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Inglesi. 303


ritò veramente. Io credei che quest’uomo avesse impiegata tutta la vita giovanile a far poesie, e dimandai dei suoi versi. Mi fu risposto che nulla era rimasto di lui, fuorchè per avventura in qualche raccolta, e poi seppi che avea già fatta una tragedia (a) subito dimenticata, lunga ben quattro volte più che le ordinarie, perchè l’avea fatta secondo tutte le regole, talchè nessuna mancasse. Oh vedete come un maestro universa!

di precetti aveva ignorato il più necessario t eh’è quel d! fare non inutil fatica, e mi sovvenne l’abate d’Aubignac ( ¿). Udiste ■voi parlar di colui, che avea fatta in Roma la bella macchina per muover le guglie, la qual non ebbe altro difetto se non che ella non potea trasportarsi, ond’era bisogno portar Qa~) L’Aitamene, che i bolognesi dissero il Tumivieni.

(¿5 Autór del libro il Teatro. Il gran Condè dopo avere udita una sua tragedia, disse, io lodo molto l’abate di aver sì bene adempiute tutto le regole d’Aristotele, ma biasimo molto Aristotele per aver fatta fare all’abate una si cattiva tragedia. ’