Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 7, 1799.djvu/107

Da Wikisource.

prima del mille 103

arti, e di leggi, di templi, e d’ogni pompa, e lusso, non men che di studj di lettere, d’urbanità pur romana, al cui paragone tutti i popoli eran barbari reputati. In ogni parte d’Italia ancor le lapide abbiamo, che tutto questo confermano, come pur le reliquie delle pubbliche vie, de’ ponti, degli archi trionfali, che abbellivano insieme, e rendevano agiato il commercio, la navigazione, la socievole vita, e facevano l’ammirazione di tutte le genti, che qui concorrevano a tributare a servire a ingentilirsi. Tanto adunque di sangue, tanti tesori, tanta sapienza, e valore italiano di tanti secoli, e tante vittorie e trionfi1 doveano poi riuscire a far l’Italia lo steccato della barbarie, un vasto campo di stragi e d’ignoranza, una palude, un deserto senza industria, e senz’arti, senza popolo, e senza leggi, senza ragione e senza religione?


  1. Ben si sa, che non sol contro Annibale combatterono gl’italiani, ma che furono essi solj, o poco meno i conquistatori d’una gran parte dj Asia, oltre la Grecia, la Macedonia etc.