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e cessa del tutto superati gli 800. Raggiunge la grossezza massima ai 60 anni di età ed ha allora, ordinariamente, 6, 7 e più decimetri di diametro. Alcuni castagni colossali vivono migliaia di anni ed hanno la circonferenza di vari metri. Fra le qualità coltivate rammento le seguenti: Castagno marrone, C. carrarese, C. pastinese, C. brandigliano, C. rossolo, C. romagnolo, C. pistolese.
Il suo frutto è il cibo principale delle popolazioni montanine. Disseccate le castagne sopra graticci esposti a fuoco lento e poi macinate dànno una farina che si conserva da un anno all’altro e serve a fare polente. Si può dire che i montanari vivono di polenta, cui uniscono cacio, latte ed acqua freschissima; pane ne mangiano poco, la carne solo la festa e non tutti.
Le forti costituzioni ed i rosei colori che sempre ridono su quelle faccie sanissime sono dovuti a tal sorta di cibi; ed infatti la castagna è molto nutriente, abbondante di sostanze amidacee, glutinose e zuccherine.
Utile ed utilizzato è anche il legno, elastico, quantunque deperisca presto.
La corteccia ricca di tannino serve alla concia dei pellami. Si suole farne anche carbone, ma riesce mediocre, si consuma presto e riscalda poco.
Non è estesa la coltivazione; qualche contadino fa quella poca che serve annualmente per i bisogni della famiglia: moltissimo coltivata è invece nel vicino territorio bolognese.