Pagina:Bettini - La stazione estiva di Montepiano, Firenze, Minorenni corrigendi, 1897.djvu/50

Da Wikisource.

— 44 —

nente a levante per un tratto di circa quattro Chm.; cioè dalle falde del monte della Scoperta fino poco oltre Risubbiani, ed, allargandosi in pianura ondulata, dal mezzodì a tramontana quasi 750 metri.

Questo avvallamento ricco di delicate pasture è chiuso a nord e a nord-est da una linea di monti tagliata dalla Setta che volge al Reno, e per questa gola viene quella corrente d’aria saluberrima che mantiene le frescure estive.

Se a questa si unisce l’altitudine sul livello del mare, il sempre verde dei prati tappezzati d’erbe aromatiche e di fiori silvestri, la ricchezza d’ossigeno e di profumo che emana dagli annosi abeti e dal faggio multicolore, è facile comprendere qual lieto soggiorno sia Montepiano. Per le stagioni estive può benissimo applicarglisi il detto Oraziano: «Ille terrarum mihi praeter omnes Angulus ridet».

Al buon Leopoldo II, il Toscano Morfeo, non mancava il gusto estetico del bello, ed era giustamente invaghito di questi monti, dove esso aveva come in tutti i luoghi più ameni della Toscana, ragguardevoli possedimenti.

Eravisi recato, quantunque allora in questi luoghi si mancasse assolutamente di buone strade, vi avea sparso le sue beneficenze, e serbò sempre grato ricordo del paese e degli abitanti.

Questo villaggio, oltre ad avere cascine e casolari sparsi, si compone di cinque importanti gruppi di case: Montepiano sulla strada provinciale, con rimpetto sulla riva sinistra della Setta, il Casone, pittoresca borgatella; la Badia sulla strada per Val di Bresimone, a sinistra della Setta pur essa, e la Storaia sulla riva medesima poco sopra la via principale, su cui poco al