Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/110

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102 capo vi.

gnesi colle provincie loro aderenti portavano Giovan Battista Libranzio da Budrio, stato per 25 anni professore di metafisica a Pisa, e raccomandato caldamente alla corte di Roma dal gran duca Francesco, morto l’anno innanzi; e i Lombardi e Veneziani favorivano Battista Micolla milanese che per essere stato Procuratore aveva ottenuto dispensa dai papa per le non compiute vacanze. Vinsero i primi, ed essendo il Libranzio uomo buono e pacifico e poco atto a contenere una frataglia inquieta, nacquero tumulti, disordini, accuse, imprigionamenti, e lo stesso generale fu incolpato d’insufficienza e di troppa sopportazione. Il Protettore cercò di mettere qualche accordo, ma non fu possibile. Sisto V chiamò il generale a Roma (1590), e avendo fatto esperienza del senno ed imparzialità di Frà Paolo, gli comandò che si recasse a Bologna, e giudicasse quelle faccende insieme a’ suoi auditori di Ruota. Vi andò nel mese di marzo, fu libero da passioni, e tanto dotto si mostrò nelle leggi e nelle pratiche della curia che gli stessi auditori si riportavano al suo giudizio. Alcuni de’ più discoli furono castigati, e la causa del generale restò interrotta per la morte di lui in Roma, colpito da apoplessìa, a’ 12 d’aprile onde sciolto dal pontefice il tribunale, Frà Paolo si restituì in patria nel maggio seguente.

Forse il lettore si annoia che lo trattengo di pettegolezzi monastici, ne’ quali il grand’uomo si smarrisce e non si vede che un cappuccio. Io infatti rimasi dubbio se doveva narrarli; ma considerata la qualità del mio têma, parvemi che l’omissione avrebbe lasciata una lacuna nella continuità dei casi, che