Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/112

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104 capo vi.

bile famiglia veneta, ma ambizioso dei gradi supremi, imbroglione ed avido: difetti che astutamente copriva con una apparente santimonia. Fondatore e regolatore di una congregazione di pinzochere, era venerato dal volgo e stimato a Roma, dove tali instituti sono in pregio, essendo la divozione donnesca quella che mantiene in credito i santi. Ma a Frà Gabriele fruttava altrimenti, perocchè col pretesto di soccorrere le sue figliuole spirituali pettegolava nelle case de’ ricchi in busca di limosine, che poi servivano anco per lui. Frà Paolo che lo credeva inframmettente, ma non briccone, nel partire gli raccomandò i frati suoi amici o clienti; ma il Dardano seguendo il suo talento rapace, non fece più distinzione di quelli che degli altri, e tutti espilò con le astuzie di un pubblicano, e sfruttò i beni del convento e della provincia, e destreggiandosi a far mercatura e contrabandi, e a intricar liti, e in ogni altro garbuglio dove potesse cavar denari, era riuscito ad ammassare un bel peculio. Ambiva il generalato; e per farsi largo spendeva a Roma coi cortegiani, massime con quelli del cardinal protettore che ricambiavano di raccomandazioni o di elogi il ladro a cui la liberalità teneva luogo di merito. Ma gli dava ombra il sentire come Frà Paolo, col quale carteggiava continuamente, fosse onorato in Corte, fatto vicario dal generale, e portato favorevolmente nei pensieri del pontefice che lo ammetteva a spessi e famigliari colloqui. E temendo che tanta estimazione non fosse per attraversare i suoi disegni, pensò al modo di levarselo di mezzo; cominciò a scrivergli che era omai tempo