Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/114

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106 capo vi.

coi doni si era guadagnata la protezione del nipote al cardinale Santorio, e del Santorio medesimo, che sedotto da lui gli promise il generalato alla prima favorevole occasione.

(1592). Intanto non potendo vendicarsi su Frà Paolo, Gabriele si voltò ad offenderlo in quel Frà Giulio, vecchio più che settuagenario, cui egli chiamava suo padre e che si prendeva tanto amorosa cura di lui. E cogliendo occasione di pettegolezzi da confessionario, brigò col patriarca e gli fè togliere la facoltà delle confessioni; e perchè certe monache sue penitenti minacciavano di cavare gli occhi a chi voleva privarle del loro direttore spirituale, Frà Giulio, accusato di fomentare la sedizione nella monacaia, fu mandato per castigo a Bologna, dopo 50 anni di soggiorno a Venezia. Il Sarpi ne fu tocco al vivo, non per l’offesa propria, ma per l’ingiusta persecuzione e perchè il buon frate assai si cruciava di essere tolto alle sue vecchie abitudini; e memore dei molti amici che aveva in Roma e della stima di cui lo onoravano assai prelati, altronde sapendo il proverbio che chi vuole vada e chi non vuole mandi, si decise, abbenchè già si approssimasse l’inverno, di correre egli stesso colà, affine di giustificare l’amico presso il cardinal protettore ed il nuovo pontefice Clemente VIII asceso a’ primi di quell’anno. In vero i caritatevoli suoi uffici furono gratamente accolti, ed ebbe il piacere di ricondurre a Venezia e alle sue monache il travagliato Frà Giulio.

Nè fu senza nuova onoranza del Sarpi quell’andata; imperocchè trattandosi allora la causa del