Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/117

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capo vi. 109

protezione del gran duca, che nel Capitolo di Cesena (28 maggio 1595) a dispetto di alcune opposizioni e delle minaccie del Santa Severina fu confermato per tre anni ancora. Pochi mesi prima Frà Gabriele era stato rieletto provinciale di Venezia, e fra i due emuli si riaccese una guerra sacra che tutta sconvolse la fratrìa servitica. Il provinciale non preteriva occasione per far dispetto al generale, e il generale usava ogni possa per screditare il provinciale, accusandolo persino alla Congregazione della Riforma per facinoroso, scelerato e colpevole di gravissimi delitti; e trattandolo da spia e da ladro; e che quanto rubava, tutto dava al cardinal protettore. Certo è che Dardano era un cattivo mobile e che l’ambizione lo moveva a cose ingiuste; ma gli ecclesiastici sono così avvezzi allo stile declamatorio e alle esagerazioni rettoriche, senza darsi mai la fatica di provare ciò che dicono, che quando regalano di queste gentilezze ai loro nemici siamo obbligati in coscienza a farvi qualche sottrazione. Checchè si fosse del vero, il Santa Severina se ne trovò offeso, e difendendo il suo protetto con quanto ardore lo perseguitava Frà Lelio, ne nacquero in corte di Roma e tra i Serviti due fazioni; che, povero il mondo, se avessero saputo maneggiare le armi come la lingua. Frà Fulgenzio ci accerta che il parteggiare tra Guelfi e Ghibellini, tra Bianchi e Neri erano ragazzate al cospetto del parteggiare fratesco. Infatti se sono così terribili il diavolo e le donne, quanto più i frati che fanno paura ad entrambi?

Frà Paolo avrebbe voluto starsi neutrale; ma pressato da ambe le parti e costretto a decidersi, sì per