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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/128

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120 capo vii.

ai Veneziani, perchè oltre all’interrompere i loro commerci in Levante, una guerra colla Porta Ottomana poteva riuscire pericolosa alla Repubblica, stante lo stato ambiguo dell’Europa e la potenza della Spagna in Italia, che signoreggiando Sicilia, Napoli, Milano e i Presidii della Toscana opprimeva i piccoli principi, e ambiva il dominio di tutta la penisola.

Fra questi occulti rancori continuavano gli uffici di amicizia, e la Repubblica prestò anco importanti servigi alla Santa Sede, quello principalmente di essersi con molto calore adoperata a riconciliare Enrico IV alla comunione cattolica, in che ebbe la prima lode. Ma da un litigio ne nasceva un altro, e molti interessi inframettevano querele e disgusti, minuti invero, ma che sommati insieme accrescevano la diffidenza reciproca.

(1598). I papi in virtù della falsa donazione di Costantino, tipo delle altre donazioni di Pipino, Carlo Magno e successori, vantavano diritti sul ducato di Ferrara possieduto dalla casa d’Este. Fino dai tempi di Gregorio XIV si erano intavolati intrighi per escludere da quella successione don Cesare, erede dopo la morte di Alfonso II duca regnante, e farla cadere nei nipoti del pontefice, ma non riuscirono per l’opposizione del gran duca di Toscana. Morto poi Alfonso nel 1597, Clemente VIII colle scomuniche e molto più colle armi obbligò don Cesare a cedergli, il seguente anno, Ferrara e suo territorio e accontentarsi di Modena e Reggio. Nel qual anno medesimo il papa fece anco occupare Comacchio e la sua valle, feudo imperiale,