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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/135

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CAPO OTTAVO.


(1600). La condizione claustrale somministrava a Frà Paolo troppo scarsi mezzi per coltivare le scienze, e gli erano inciampo i pregiudizi monastici, la vita del chiostro regolata ad ore prefisse, e un tempo prezioso che gli rubavano gli esercizi frateschi, tempo che avrebbe potuto occupare più utilmente che non a cantar latino in coro. Inoltre essendo egli spesso consultato in faccende pubbliche che toccavano ad interessi della corte di Roma, la sua condizione di semplice frate non era senza pericoli; e dovendo usare molti riguardi, non poteva prestare quei liberi servizi quali il suo animo repubblicano avrebbe voluto: inconveniente sentito anco da coloro che già vedevano in lui un egregio difensore della Repubblica nelle frequenti sue controversie colla curia; per i quali motivi lo persuadevano a distrigarsi da quella dipendenza, facendogli sperare il loro appoggio nel conseguimento di una cattedra episcopale. Nè egli, per quanto fosse modesto, doveva stimarsene indegno, o credere d’innalzar troppo i pensieri, dopochè con tanta riputazione aveva coperte le prime cariche dell’Ordine, ed era stato già una volta proposto a vescovo dal cardinal protettore, e onorato da personaggi grandi e prelati cospicui, e ancora dallo stesso pontefice che agli ambasciatori veneti parlava di lui con lode.