Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/164

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156 capo ix.

verso il 1000 obbligarono i metropolitani di andarlo a prendere a Roma, al qual fine fu falsificato un canone dell’ottavo concilio generale. Fa poco onore alla corte romana che le falsità siano stati gli istrumenti della sua grandezza: falsò i canoni di Nicea affine d’interpolarvi quelli di Sardica cui voleva accreditare; falsò la donazione di Costantino per ingannare Pipino e Carlo Magno; falsò le donazioni di Pipino e di Carlo Magno e di altri per acquistare un dominio temporale; e falsò le Decretali per esercitare un potere dispotico. Hanno ragione i papi di occultarsi nel mistero e di abborrire i curiosi che pretendono svelarlo.

Il pallio trascinò seco un’altra importante conseguenza. In un concilio tenuto a Francoforte nel 742, Bonifacio arcivescovo di Magonza e legato di papa Zaccaria non solo obbligò i metropolitani delle Gallie e della Germania a chiedere il pallio, ma prescrisse a tutti i prelati un giuramento di osservanza verso la Sede Romana; nel secolo seguente la formola di Bonifacio ricevette nuove clausole per opera di Nicolò I e di Giovanni VIII, e nel secolo XI Gregorio VII la ridusse ad un vero giuramento di fedeltà e vassallaggio verso il pontefice. Lo stesso Gregorio VII dopo di avere obbligati i metropolitani ad andare a Roma per il pallio, vi obbligò anco gli altri vescovi per essere esaminati e consecrati; le quali cose oltre a’ titoli d’imperio, apportavano ricchezza, essendochè il pallio e le ordinazioni pagassero tassa: nel 1190 un vescovo francese sborsò per la sua ordinazione 700 marchi d’argento.