Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/179

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capo ix. 171

anco un santo, è preda sicurissima dell’inferno; conciossiachè il papa gli ha chiuse le porte del paradiso e comandato a Dio di non riceverlo: ma negli effetti temporali l’interdetto è di maggiore scandalo, essendochè proibisce gli esercizi di religione ad una intiera comunità, disturba le pie coscienze, scema i lucri a’ sacerdoti, fomenta la irreligione, suscita tumulti e dà motivo a disordini infiniti. Imperciò gl’interdetti sono biasimati dagli stessi canonisti romani, detestati dalla Chiesa e osservati di rado.

Il primo esempio di culto interdetto è quello che Incmaro vescovo di Laon fulminò contro la sua diocesi nel 870, per cui fu crudelmente punito dagli altri vescovi francesi. Quindi Giovanni VIII che regnò dal 872 al 882, papa operosissimo, e che fece tanto sciupinìo delle scomuniche che passavano per una formalità, fulminò un interdetto primamente in Roma nel 878 in occasione ch’e’ fu sorpreso e imprigionato da Lamberto duca di Spoleto e dai fuorusciti romani, e due anni dopo ne fulminò un altro contro Napoli perchè Anastasio vescovo e duca di quella repubblica si era alleato coi Saracini. Sebbene questa specie di censure non diventasse frequente, e che in Francia fossero ugualmente respinte dal clero e dai parlamenti, non perciò mancarono di eccitare ovunque sedizioni e tumulti e scandali; e la Glossa al capo Alma mater nel VI delle Decretali narra di un paese delle Marche dove un’interdetto durò tanto tempo che gli uomini avevano perduto ogni riverenza al culto, per cui quando cessò e che i preti incominciarono a dire la messa, ne furono derisi.