Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/204

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196 capo x.

pagavano aggravii pubblici in tempo di pace, ma per contrappeso dovevano coprire assai cariche ed impieghi di nissun profitto, ed anzi con discapito. In tempo di guerra erano poi gravati esorbitantemente, ad arbitrio, secondo la loro facoltà, e con inflessibile durezza si facevano le esazioni; laddove coi cittadini e col popolo si procedeva con regola e misura. Onde non è più da ammirare se in quella Repubblica l’ordine non patrizio non ha mai cercato di mutar sorte.

Altro elemento di concordia era il sistema di vita domestica: nobili e cittadini, tranne i magistrati nel tempo della loro carica e alcune dignità particolari, vestivano tutti ad egual modo. Leggi severe proibivano ogni distinzione, ogni lusso personale dentro o fuori di casa; talchè alla forma dell’abito, al colore e agli arredi delle gondole il forestiero non avrebbe saputo distinguere il più illustre fra i primati dall’ultimo de’ cittadini. I due ordini conversavano insieme, si trovavano agli stessi luoghi, godevano gli stessi passatempi; e l’uso comunissimo di andare mascherato nelle sale da giuoco, sulla fiera, nei caffè, pareva introdotto a bel proposito per confondere tutti i ceti in uno. Un’offesa fatta a persona mascherata era delitto che spettava al Consiglio dei Dieci: intende il lettore cosa voglio dire.

I patrizi erano uguali di diritto ma non di fatto, distinguendosi i nobili di case vecchie e quelli di case nuove. I primi aspiravano alle dignità sedentarie e di comparsa; gli altri, come che più attivi e non di rado anco più doviziosi, alle cariche di dispendio e specialmente alle ambascerie, perchè