Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/259

Da Wikisource.

capo xii. 251

a giudicarne. È vero che se egli abusasse scandalosamente della sua potestà non dovrebbe essere obbedito; ma il solo supporre questo abuso, è una ingiuria enorme, un artifizio degli eretici, una malignità insegnata dal diavolo.

I preti a petto de’ laici sono Iddii; i principi non hanno alcuna autorità su di loro; sono esenti da ogni legge e giurisdizione umana. Possono bene, se vogliono, ubbidire alle leggi dei principi, purchè non sia contro agli interessi del sommo pontefice. Per esempio se il principe comanda che il grano si comperi o si venda a tal prezzo, possono bene, se a loro piace, uniformarsi; ma se non torna a loro il conto possono vendere o comperare a quel prezzo che loro accomoda, nè per questo è lecito di richiederli in giudizio. Infine tutte le persone ecclesiastiche e i loro beni e possessi, sono cose di Dio, sacre, inviolabili; non riconoscono nè devono obbedire altro giudice o padrone che il vicario di Dio; i privilegi e le esenzioni loro sono di diritto divino, ed è peccato mortale a dubitarne.

Volle provvidenza divina che Frà Paolo fosse un eretico, altrimenti bel guadagno faceva l’Europa se avessero potuto prevalere questi articoli di fede.

Esposte le massime delle due parti giovi ancora notare il metodo di ragionare seguito dai Veneziani e dai Romani. I primi, e particolarmente Frà Paolo, partono da principii inconcussi, non escono mai dall’argomento, si astengono dalle questioni inutili e dalle ingiurie, non danno retta alle personalità e neppure curano difendersi dalle accuse private di che gli gravano gli avversari; discutono con calma,