Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/266

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258 capo xii.

devozione verso la Repubblica e la giustizia della causa lo movono ad adoperarsi con tanto studio e fatica»: e conchiudeva che ai 200 ducati di stipendio già assegnatili, altri 200 fossero aggiunti, sì che 400 ne avesse.

(1606 nov.). È chiaro che Frà Paolo anco senza questi luminosi attestati di patrocinio non si sarebbe mai curato di obbedire al Sant’Officio, e però con un manifesto latino del 25 novembre, di stile modesto e rispettoso, rispose: Che veramente egli era desideroso di mostrarsi a loro obbediente e giustificare la sua fede; ma che i suoi libri essendo stati condannati contro le regole stabilite dai canoni di sentir prima l’autore, ed anco con formole generiche di contener cose temerarie, calunniose, scandalose, sediziose, scismatiche, eretiche, senza precisar quali (tal che nella oscurità dei termini restava incerto se tutte quelle macule fossero da per tutto o solo in qualche parte) e pronunciata sentenza definitiva: era irregolare e diventava inutile il citarlo a difendersi, molto più che non sapeva gli articoli su cui si fondava l’accusa; che d’altronde non poteva riconoscere quel tribunale, stantechè vi sedesse il cardinal Bellarmino il quale per aver scritto contro lui era parte interessata; che siccome essi dicevano di non poter venire sicuramente a Venezia per far eseguire la loro sentenza, così neppur egli poteva stimar sicuro di andare a difendersi a Roma; tanto più che in quei momenti non erano abbastanza calmi gli spiriti e confondevano troppi interessi in un solo per poter giudicare imparzialmente di lui; e infine che essendo egli a’ stipendi della Repubblica,