Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/303

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capo xiv. 295


A tenere in apprensione la corte di Roma, a cui fanno paura i grandi prelati perchè non può dominarli, il re di Spagna aveva fatto prete il suo terzogenito e conferitagli un’abazìa nel Portogallo che rendeva 100,000 scudi o più. Ciò piaceva a Frà Paolo perchè costui, diceva, «assorbirà col tempo non solo una gran parte delle entrate ecclesiastiche, ma ancora l’autorità; e come sarà nella casa regia, poco dipenderà da Roma».

Correva già voce che questo regio infante sarebbe stato aggregato all’ordine cardinalizio: il che sentendo Savary de Breves ambasciatore di Francia a Roma, disse che in tal caso lo stesso onore sarebbe fatto ad un fratello del suo re. E qui pure Frà Paolo aggiungeva: Questo sarrebbe ottimo, perchè sarebbono tre papi; ed è concetto da fomentare.

Vent’anni dopo la sua morte, incominciò la sêtta famosa de’ giansenisti, di cui il Sarpi fu il vero precursore: i quali partendo da’ principii contrari ai gesuiti, quanto questi erano condiscendenti a tutte le bruttezze umane, altrettanto e’ furono di rigida morale; e quanto i gesuiti adulavano i papi, altrettanto i giansenisti ne limitavano gli eccessi e cercavano di restaurare le antiche leggi della Chiesa turbate o corrotte dal curialismo romano. La lotta fra queste due sêtte durò più di un secolo e finì coi precipizi del gesuitismo, e conseguentemente con danno gravissimo della Curia.

Nel 1682 il Clero Gallicano ridusse a quattro proposizioni le massime della sua Chiesa, che furono difese dal celebre Bossuet; il quale riprodusse con più largo disegno e con singolare erudizione tutte