Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/45

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capo ii. 37

stito e consigliato in ogni cosa da un consesso di cinque frati almeno, chiamati Padri Discreti, ed erano i maestri di teologia, detti nel linguaggio fratesco Padri Maestri, il procuratore del convento e i maggiori di 40 anni.

Amministravano il temporale il procuratore del convento e il sindaco, i quali ogni mese rendevano i conti al Capitolo. Il sacrista aveva cura delle cose sacre o attinenti al culto; il depositario, delle masserizie e suppellettili: e vi era il custode del pane e del vino, il dispensatore della companatica, l’ospitaliere che aveva cura degli ospiti, l’infermiere e il portinaio, i quali ultimi servili offizi erano dei laici. E si aggiungano i maestri dei novizi, de’ giovani professi, e di teologia, e il reggente degli studi che presiedeva al corpo accademico della provincia e alla instruzione dei frati.

Amministrava la provincia il provinciale che durava in carica un triennio, nè poteva essere rieletto nella medesima provincia se non dopo sei anni di contumacia, e in un’altra, se non dopo tre anni di non interrotto soggiorno in quella. Aveva per consiglieri alcuni chiamati i Padri Soci cui doveva consultare nelle cose di momento, ed uno di loro lo accompagnava nelle visite che doveva fare ogni anno nei conventi subalterni. Aveva voce nei Capitoli di tutta la provincia, con facoltà di eleggere ad interim gli ufficiali dei conventi, e decidere, nei casi che il Capitolo proponendo partiti diversi non lasciassse via d’accordi; di trasferire i frati di uno in altro convento, di riprenderli, correggerli, castigarli anco col carcere, ma determinata la natura delle colpe