Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/96

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che la vera religione non si definisce per astruserie metafisiche e formole meccaniche che ogni tristo può praticare senza essere migliore; ma dall’esempio di sode virtù e di quella carità senza la quale, a detta del grande apostolo, nissuno può essere cristiano.

In casa Morosini si ragionava di scienze o di lettere, e in quest’altra delle cose del mondo. Frà Paolo si dilettava di raccogliere dai viaggiatori notizie sui costumi, le leggi, le religioni de’ popoli, varietà di climi, produzioni della natura ed altre erudite curiosità. E si compiaceva ancora di udire le cose di politica, le vicende delle guerre, lo spirito delle corti, l’ingegno dei ministri e ciò che succedeva nei paesi d’oltremonti o nella Italia: gusto ch’egli ebbe sempre fin presso al termine di sua vita. E fu osservato essere lui così penetrativo che di rado sbagliava i giudizi intorno a ciò che fossero per partorire i tali o tali andari della sempre girevole diplomazia.

Di volta in volta faceva alcune gite scientifiche a Padova, dov’erano suoi amici il professore Gerolamo Fabricio di Acquapendente, il Galileo, Sartorio Sartori medico riputatissimo, allora allievo, poi professore nella università medesima, e Gianvincenzo Pinelli letterato di estesa erudizione. Nella casa del quale imparò a conoscere e divenne amico strettissimo di Marino Ghetaldi gentiluomo di Ragusi e matematico profondo. Andava il Sarpi a visitare il Pinelli, che, crogiolato da gota, si alzò per incontrarlo; e tutti i presenti fecero l’istesso. E posciachè fu partito chiese Marino chi fosse il