Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/126

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118 capo xx.

di una bolla di Gregorio XIV sulla immunità delle chiese, e ne dichiara il senso e l’applicazione, e chiude con una breve ma erudita epitome sugli asili sacri fra gli Ebrei, i Greci ed i Romani e ne fa un giudizioso confronto con quelli de’ cristiani. In forma di ricapitolazione segue poi una minuta distinta in 24 capi per servire di guida ai magistrati onde vedere in un colpo d’occhio quali siano i casi d’asilo o non siano. La sostanza è che Frà Paolo considera come un abuso questa pretesa immunità delle chiese, ma stante i pregiudizi della età ne consiglia la tolleranza, cui per altro ristringe con tante clausole che riduce il diritto di asilo ai soli debitori insolvibili, purchè non siano fraudolenti, e a’ rei di delitto accidentale. Gli altri tutti, quali per un titolo, quali per l’altro possono essere staggiti dalla giustizia. La ragione non aveva fatto peranco un tanto progresso, e questo trattato, malgrado la sua piccola mole, basta da sè solo a far vedere quanto Frà Paolo fosse superiore al suo secolo. Quando gli errori è da gran tempo che più non esistono e che le opinioni sono già vinte del contrario, fa maraviglia, a chi gli ricorda, come quelli abbiano potuto esistere o che gli uomini potessero esserne capaci; e però per giudicare del primo che gli ha distenebrati convien farsi un’idea degli ostacoli morali che lo assiepavano e cui dovette rompere. A noi pare un assurdo il diritto di asilo, ma quando tutto il mondo era persuaso che era un sacrilegio il tradurre dalla chiesa alle carceri un malfattore, certo che vi voleva una acutezza di mente oltre il comune per vincere l’ignoranza universale, e molto corag-