Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/136

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128 capo xxi.


Osserva Macchiavelli che gli uomini dimenticano l’uccisione de’ congiunti, non mai se gli tocchi nella borsa; e che i principi, difficili a perdonare, il sono ancor più se sono offesi nell’amor proprio. Tali in verità furono le colpe inespiabili di cui si era fatto reo il Consultore. I Curiali convinti sinceramente che il vero Evangelio sta nelle Decretali dei papi, che le cose spirituali sono un bel niente senza le temporali, che la Chiesa di Dio è violata colà dove i suoi ministri non abbiano privilegi, non siano ricchi o che siano chiamati alla ubbidienza di leggi profane, avevano ragione di trattarlo Stylo romanæ Curiæ perchè negava queste verità sacrosante e voleva indurre anco gli altri nella sua opinione. Perciò dicevano ch’egli era Un grande impostore, un grand’empio, un gran nemico di Dio, de’ principi, della società, serpente taciturno che avvelena in secreto, ateo, ipocrita, malvagio, esecrabile, simile a Cam che meritò di essere maledetto. Che tali sono gli epiteti con che solevano personificarlo, e di cui sono pieni i loro libri.

Conoscendo le immense forze del suo ingegno, e i mezzi poderosi che metteva in opera, non mai deposero il pensiero di togliersi d’intorno un così pericoloso nemico; e avendo assaggiate indarno tante strade per averlo vivo o morto, affinarono l’intelletto a trovar come farlo apparire un eretico alla Repubblica, e perderlo per questa guisa. Le insidie vennero da lungi, e con poco suo decoro vi si prestò la corte di Francia, che in balìa di donna vana e pinzochera, di fazioni e di raggiri, era materia arrendevole agli intrighi de’ preti.