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sua chiesa. San Paolino vescovo di Nola, morto nel 431, imitò quest’uso in Italia e introdusse le immagini anco in chiesa; ma ne fu biasimato. Verso il 595 San Gregorio papa scriveva a Sereno vescovo di Marsiglia che proibisse di forza il culto alle immagini, abbenchè potesse tollerarle in chiesa a documento d’istoria. La religione a’ simulacri prevalse prima fra gli Orientali, eppoi fra’ Latini, a cui contribuì l’ignoranza de’ monaci antropomorfiti che attribuivano a Dio figura umana; e la venalità o l’impostura moltiplicarono fra i Greci certe immagini cui vantavano dipinte da San Luca o dagli angeli o che dicevano calate dal cielo. Passò la cosa a tanta superstizione che più nissun culto era prestato a Dio, e tutto ad immagini di legno o di tela. L’imperatore Leone Isaurico nel 726 le fece togliere dalle chiese, ma si meritò dai posteri divoti il titolo eretico d’iconoclasta e perdette le sue province d’Italia che si ribellarono, scacciarono da Ravenna gli esarchi, da Roma e da Napoli i duchi e si fecero indipendenti. Papa Gregorio II nel difendere l’iconolatria diceva che si pingono i martiri ma non la Trinità, perchè era impossibile: alcuni secoli dopo anco questo fu trovato possibilissimo. Il culto alle immagini, combattuto per più di un secolo da sei imperatori e da numerosi concilii, trionfò per mezzo di due donne, le imperatrici Irene e Teodora. Il concilio di Francoforte convocato da Carlo Magno nel 794, a cui assistettero più di 300 vescovi, anatemizzò il secondo concilio ecumenico di Nicea e condannò il culto delle immagini; il quale nondimeno ebbe il disopra nei secoli seguenti. E