Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/177

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capo xxii. 169

ro, non sacrilegio, non parricidio, o incesto, o rapina, o fraude, o inganno che e’ non coprano col manto della pietà.

A’ tempi in cui siamo più d’uno può forse credere che un tal quadro sia esagerato; e par bene che molte imputazioni fatte a quella sêtta siano false, o piuttosto colpa d’individui che della società. Frà Paolo istesso udendo le bricconerie de’ gesuiti in Francia confessava che in Italia non erano giunti a tanta perfezione. Ma la morale insegnata concordemente dai loro casuisti rendeva credibile ogni eccesso. Posta la loro massima delle induzioni probabili e la distinzione del peccato filosofico dal peccato teologico, trovarono essi la religione la più accomodata per buscarsi il paradiso con poca spesa. «Un uomo, dice l’Enriquez, si mette in sicuro se contro i suoi scrupoli sceglie ciò che giudica probabile, comechè istimi esservi altra opinione più probabile; e il confessore debbe, contro il proprio convincimento, confermarsi a quello del suo penitente, da poi che con ciò è scusato in faccia a Dio». Laonde ogni uno avvisando per probabile quello che più favorisce i suoi interessi, può facilmente far tacere la sua coscienza. Così per esempio, se è un ladro, argomentando che il rubare più probabilmente è peccato, ma che probabilmente non lo è, si attiene a quella opinione che è più confacente a’ suoi gusti, e il confessore deve adattarvisi e dire: ruba pure, figliuolo, ruba pure et ego te absolvo a peccatis tuis.

Ma potrebbe essere una coscienza tanto timorata o così poco sofistica che non sa andare per queste