Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/202

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194 capo xxii.

copia, e credo anco manoscritta, per la quale dovette scrivere e importunare più amici in Francia, in Olanda e fino in Inghilterra. Ma ristampati i Monita nel 1713 dal Padre Enrico di Sant’Ignazio carmelitano, malgrado le nuove sollecitudini dei gesuiti si moltiplicarono le edizioni e furono eziandio tradotti in tutte le lingue così che al presente sono comunissimi.

Questo libriciuolo contiene la quintessenza della volpineria de’ gesuiti, che incamuffandosi col gran mantello della religione non ha altro fine che di dominare e di arricchire: ivi sono sottilmente dichiarati i precetti con cui la Società debba governarsi quando fonda un nuovo collegio in qualche luogo; e come acquistare e conservare la famigliarità de’ principi e persone grandi; e gratificarsi quelli che, quantunque non ricchi, hanno autorità nello Stato e possono per altre guise giovare alla Società; quali cose debbano osservare i predicatori o confessori de’ grandi; come debbano i gesuiti contenersi cogli altri ecclesiastici; come beneficarsi le vedove ricche e dirigerle nella amministrazione e disposizione de’ loro beni così in vita come in morte; come circuire i figliuoli di esse vedove, e distrarli dallo accasarsi, indurre le figlie a monacarsi e i figli a farsi gesuiti; per quali modi si possano accrescere le entrate ai collegi, come si abbiano a trattare i gesuiti che non lavorano a profitto della Società; quali sono i modi da seguirsi nello screditare quelli che furono licenziati dalla medesima; quali siano gl’individui che conviene ricevere e conservare; quali i giovanetti che si debbano sedurre