Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/223

Da Wikisource.

capo xxiii. 215

quantunque i suoi raziocini siano per consueto giusti e sodi, uopo è di confessare che alcuna volta si perdono in cavillazioni legali. Imperochè l’autore dovendo in certi casi sparmiare i pregiudizi di alcuni senatori che, per ignoranza o per bizzuccheria volevano circoscriversi entro i termini del diritto pontificio, era costretto ad eludere le difficoltà con interpretazioni capziose cui egli stesso disapprovava, comechè tornassero utili pel momento; ma quando può abbandonarsi al proprio giudizio ed esprimere liberamente i suoi concetti a statuali capaci d’intenderli e di apprezzarli, allora sciogliendosi da tutti gl’impacci di una giurisprudenza viziosa ne deduce principii ed argomentazioni di singolare robustezza. Osservo ne’ suoi consulti che i più spregiudicati sono quelli diretti al Consiglio dei Dieci, composto ordinariamente delle persone più illuminate della Repubblica. Sono pari quelli diretti al Collegio quando devono servire d’istruzione a questo solo corpo; ma i più deboli, o, per dirla alla veneziana, i più circospetti sono quelli che dovevano essere letti in Senato, perchè ivi la moltitudine e la varietà degli umori e delle intelligenze obbligava il Consultore a molte cautele: massime che quel corpo si andava empiendo di giorno in giorno d’uomini pusillanimi, che altri cominciavano a stancarsi delle incessanti contese cogli ecclesiastici, ed altri invecchiando e spauriti dai loro confessori cominciavano a patire rimorso della opposizione sostenuta contro il Santo Padre, della quale decadenza il Sarpi si duole spesse volte nelle sue lettere.