Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/241

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capo xxv. 233

salire il Gran Consiglio intanto che fosse adunato, massacrare i patrizi, occupare le sboccature che menano alla piazza San Marco, gridar Spagna, minacciare ai cittadini l’ultimo eccidio, erano i disegni e le cure, quando fosse per giungere il navilio dell’Ossuna, che si distribuivano i congiurati. Ma o che l’Ossuna volesse conoscere meglio gli ordini e i mezzi o che travedesse esagerazione nei riporti, o che non si trovasse ancora munito, fatto è che andava tirando le cose al lungo.

Intanto Giacomo e Langraud ebbero mandato di partire pel loro servizio sull’armata. Nel medesimo tempo due de’ congiurati, Juven e Montcassin, capitani agli stipendi della Repubblica, rivelarono la congiura al doge. Il primo poco sapeva perchè appena vi era stato ammesso, ma avendone orrore, pensò di scoprirla. Al quale uopo traendo seco il compagno finse andare al Palazzo per oggetto militare; ma poichè Moncassino vide che moveva i passi verso le stanze ducali, gli chiese che volesse dal doge: Domandargli rispose Juven, la licenza di ardere Venezia. Sbigottito Moncassino, voleva sottrarsi; ma confortato dal compagno che dovere ed onore richiedevano si manifestasse la congiura, si arrese: Nella quale essendo iniziato molto adentro, scoprì tutto ciò che sapeva; ed ebbe anco agio a nascondere un patrizio nella casa dove si tenevano i convegni, e fargli udire le parole e i nuovi progetti dei cospiratori prima della loro separazione. Questa scoperta mise lo spavento nel governo. Già da gran tempo conosceva l’animosità dell’Ossuna, invigilava attentamente i passi ostili del Bedmar, dubitava di