Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/291

Da Wikisource.

capo xxviii. 283

tizie che raccoglieva a bocca dai contemporanei e presenti al Concilio, siano occorsi alcuni errori nelle date o nei nomi o nell’esporre qualche fatto accessorio; ma errori uguali furono trovati nelle memorie del Pallavicino: o il buono che vi ha in questo si è ch’e’ possiedette maggior copia di notizie sopra alcuni fatti particolari di Roma o del Concilio, e potè raccontarli con qualche maggiore larghezza, correggere alcuni nomi o alcune date, rettificare qualche piccole circostanze e riferire al giusto luogo certi pochi fatti che il Consultore o per amore di brevità o per difetto di documenti aveva narrati con qualche negligenza o fuori di luogo.

Fu accusato Frà Paolo di non avere indicate le fonti a cui attinse; ma forse che uno storico è obbligato a documentare la sua narrazione, come farebbe un giureconsulto i suoi allegati? Certo che lo è; e quest’uso di appoggiare i suoi detti alle autorità di altri testimoni, introdotto dai moderni, benchè sia lodevole, non ha impedito che si scrivano istorie parziali o false. Malleverìa di un istorico sono la sua riputazione e i gradi di buon senso che mostra nella scelta de’ racconti e la probità nello esporli; e quando e’ produce fatti, non si può altrimenti confutarli che con fatti opposti. Che se ci fosse lecito tacciarlo di falsità quantunque volte dice cosa che non si appaia colle nostre preconcette opinioni, ogni tradizione istorica sarebbe soggetta a dubbio, e l’istoria diventerebbe romanzo. Per converso dal parallelo che io sono per fare dei due istorici e del loro carattere, vedrassi che quantunque il Sarpi ad imitazione di Livio, Polibio, Tacito