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306 capo xxviii.

scolastico che istorico, più contenzioso che narratore, sì ti attedia che se non hai la pazienza di Sant’Antonio è forza lasciar cadere il libro di mano e cedere al sonno.

Arrogi a questo il vizioso metodo che fu obbligato a prescegliere. Essendogli stato comandato di confutare fatto per fatto l’Istoria del Sarpi, gli fu forza entrare quasi ad ogni pagina in minuti ragguagli, e trattenersi in lungherie contenziose che ingenerano lassezza; oltredichè il sentirsi ripetere ad ogni pagina una querimonia non mai disgiunta da ingiurie contro il Soave, e pendanteggiarlo sulle più piccole inezie, il lettore prende curiosità dell’Istoria sarpiana, s’infastidisce del Pallavicino, e manda in mala croce il suo libro. In ciò fu di lui più felice il Baronio che scrivendo i suoi Annali contro i Centuriatori di Maddeborgo, ebbe il buon senso di non entrare in diretta controversia con loro. Quindi il suo giudizio, non riscaldato dallo spirito di disputa, si mantenne più pacato e più coscienzioso; e malgrado le sue prevenzioni e i moltissimi errori in cui cadde, gli Annali che lo hanno inmortalato sono cercati e letti ugualmente da’ cattolici e dai protestanti.

Non voglio però inferire che l’Istoria del Pallavicino sia assolutamente priva di merito. Quantunque in tutto che dice non sia da credergli ad occhi chiusi, ci somministrò nuovi lumi, rettificò molti fatti male espressi dal Sarpi, altri ne espose che innanzi erano ignoti; ed ove si riducano al giusto valore quel suo linguaggio tortuoso e gesuitico, quelle sue espressioni piene di ambiguità, e quelle adulative esage-