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durante l’inverno tra ’l 1619 e il 1620. E dell’Aarsens Battista Nani dice positivamente che andò a Venezia nel 1619. La lettera di Frà Paolo 30 marzo 1609 citata dal Grisellini non allude all’Aarsens, ma a Cornelio Vander Myle.

(1620). Continuava intanto Frà Paolo le sue occupazioni a favore della cosa pubblica. L’elezione di un suddiacono fatta dal patriarca e contrastata dal Capitolo indusse il Consiglio de’ Dieci a corregere alcuni abusi ecclesiastici che intaccavano l’autorità del secolare. Fino dal 1525 la Repubblica aveva ottenuto da Clemente VII una Bolla per la quale era concesso a’ dogi d’intromettersi e di riformare le elezioni de’ beneficiati alle pievi e titoli di Venezia. «È stile consueto della cancelleria romana, dice Frà Paolo, quando il pontefice concede alcuna grazia deputare nella Bolla tre ecclesiastici esecutori, colla clausola che tutti tre insieme, o due di essi o ancora un solo mantengano la grazia concessa. E se gli esecutori sono nominati col nome proprio, quella facoltà s’estingue colla loro vita; ma se sono nominati col solo titolo della dignità senza alcun proprio, non solo comprende quelli che si trovano qualificati della dignità nel tempo della spedizione delle Bolle, ma ancora i successori della dignità stessa: sicchè morti quelli, la persona a cui appartiene può chiamare così bene uno o più de’ successori in perpetuo». Il nunzio impugnava questa Bolla Clementina, e pretendeva che morti i conservatori vecchi fosse necessario ricorrere a Roma per eleggerne dei nuovi; ma il Sarpi dimostra ciò essere contrario alle mas-