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giornata, ma che venivano a toccare interessi di religione, essendo egli avido di scoprire quale fosse la precisa opinione del frate. Parlò delle molte sêtte che erano a quel tempo, e particolarmente degli Ugonotti di Francia, cui dannava come perniciosi allo Stato. Frà Paolo senza entrare in disputa dogmatica divertì l’argomento, discorrendo le passate guerre civili tra’ cattolici ed Ugonotti, la parte che vi ebbero i principi di Condè avolo e padre dell’interlocutore e seguaci della fazione ugonotta, e fece intendere che le opinioni religiose sono sempre innocenti quando non si tirano a fini politici. Con che feriva delicatamente il principe perseguitatore degli eterodossi, non per convinzione, ma per suscitare turbolenze e farsi strada al trono.

Condè lo interrogò della superiorità del concilio sul papa e delle libertà della Chiesa Gallicana. E il Sarpi senza esprimere la sua opinione si ristrinse a ricordare le dottrine de’ Sorbonisti e de’ Parlamenti di Francia che ritenevano la prima come un principio inconcusso, e le altre come diritti naturali a tutte le Chiese.

Passarono a ragionare se sia lecito valersi delle armi di quelli che dissentano da noi in punto di religione, e il frate si limitò ad esempi pratici, adducendo Giulio II che si valse dei Turchi quando i Francesi stavano per prenderlo in Bologna; e di Paolo IV che per far guerra a’ Spagnuoli trasse i Grigioni a Roma, i quali benchè fossero eretici gli chiamava angeli mandati da Dio.

Vennero alle scomuniche contro ai principi, e qui Frà Paolo non fece altro che confermare ciò che aveva dettato in iscritto.