Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/354

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mezzo a tanti pericoli l’aveva servito, e decretò 200 ducati da spendersi in un busto di marmo da collocarsi con apposita iscrizione nella chiesa de’ Servi. Ma l’invidia che mai non muore, e plebea brama di vendetta vennero ad interrompere il lodevole pensiero. Morto nel luglio di quest’anno Gregorio XV, gli fu sostituito Urbano VIII, quel medesimo Barberini che in Francia disse, meritarsi la grazia di Dio chi Frà Paolo assassinasse; e non mutato pensieri per mutar di condizione, fece sapere alla Repubblica che avrebbe avuto pel massimo torto un monumento inalzato all’eretico Sarpi; e il Senato non volendo contendere per un affare inutile, fece ritirare il marmo dall’artefice (Gerolamo Campana), ben sapendo che restava monumento più durevole cui nè maledizioni di papi, nè malignità di prezzolati scrittori, nè fanatismo di pinzocheri, non potrebbe giammai distruggere. Ma la lunga ed onorevole inscrizione composta espressamente da Giovanni Antonio Venier patrizio veneto, e che doveva essere sottoposta al busto, ancora si legge: io la rimando in fine al libro.

Per la devozione mostrata verso il grand’uomo, il nunzio cominciò a dar molestia ai Serviti; ma il Senato, fatti chiamare i loro superiori, dichiarò con decreto pubblico essere il loro Ordine sotto l’immediata sua protezione; e a riconoscenza dei servigi di Frà Paolo volle di allora in poi che i suoi consultori teologi fossero cavati dall’Ordine de’ Servi, e così fu continuato fin quasi all’estinzione della Repubblica. Frà Fulgenzio Micanzio succedette nello incarico al suo maestro.