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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/39

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capo xviii. 31

nè a’ suoi partigiani, e Butten, mandato via con buone parole e proteste di amicizia, se ne tornò disconcluso.

L’anno appresso 1610 (anticipo questo fatto per nesso di storia) il marchese di Brandeborgo e il palatino di Neoborgo, temendo per la seguìta uccisione di Enrico IV e la debolezza in cui era perciò caduta la Francia, che le due case austriache si unissero per opprimerli, mandarono a Venezia Giovanni Battista Linck a significare le ragioni della lega di Halla, i loro diritti alla eredità di Cleves, e pregare il Senato, non permettesse pe’ suoi Stati il passo di truppe spagnuole verso la Germania; ma il poco accordo che passava tra quegli alleati e la incertezza della politica europea trattennero il Senato dal pigliar parte in quei lontani dissidi; e Link ebbe anch’egli belle parole, vaghe promesse, e null’altro.

Quì è il luogo di ricordare un aneddoto di cui parla Pietro Daru nella sua Istoria di Venezia, ignorato da tutti quelli che scrissero del Sarpi, e cui egli trasse dal Magazzino istorico del professore Lebret di Lipsia. Dice adunque che il Linck fece amicizia con un avvocato veneziano per nome Pessenti, il quale gli confidò, esservi in Venezia un’associazione secreta di oltre mille persone disposte a separarsi dalla corte di Roma, che il numero aumentava ogni giorno, che vi erano da 300 de’ più distinti patrizi ed eranne alla testa i due serviti Frà Paolo e Frà Fulgenzio.

A sapere il vero, Linck si volse all’ambasciatore d’Inghilterra che dopo averlo accertato lo condusse