Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/93

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capo xx. 85

dosi su certe ambiguità della legge, lascia però abbastanza travedere la sua opinione contraria.

Fu sempre costante della Repubblica nelle gravi questioni di Stato di consultarsi con giureconsulti, a’ quali, essendo per lo più temporanei e chiamati ad occasione, era impedito l’ingresso ne’ segreti archivi, e ricevevano i materiali dai segretari, onde era impossibile che fossero a pieno informati delle ragioni pubbliche come uno che avesse il carico espresso di studiarle: molto più in quei tempi che il bisogno era continuo stante i continui contrasti che o per ragione di feudi, o per giurisdizione di confine, o per la navigazione dell’Adriatico insurgevano ad ogni momento coll’Austria, collo Stato Ecclesiastico e con quello di Milano, coi quali la Repubblica non aveva frontiere abbastanza determinate; e più ancora per gl’incessanti attentati dei cherici sul temporale. E però si riconobbe quanta utilità ne derivasse allo Stato di avere affidato ad un uomo come era il Sarpi l’ufficio di consultore, per cui anco dopo la sua morte continuarono a stipendiarne due, l’uno pel diritto pubblico, l’altro pel canonico. Ma il Sarpi giovò ancora per un altro immenso lavoro, perocchè le scritture negli archivi giacevano senza ordine o disperse qua e là, sì che era difficile trovare ciò che faceva bisogno; ed egli invece le raccolse in ordinate rubriche, secondo le materie, con indici o sommari che le indicassero a prima vista; le quali disposte convenevolmente in appositi scaffali, i futuri consultori potevano per questa laboriosa ed utile fatica essere guidati quasi per mano a trovare l’occorrente proprio.