Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/97

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capo xx. 89


In onta alle distrazioni ingrate di Frà Paolo, fu ventura che la qualità delle sue ricerche lo portasse anco a dettar libri degni di essere tramandati ai posteri. Le controversie in materia beneficiaria durante gli anni 1609 e 1610 tra la Repubblica e la corte di Roma trassero il Consultore ad uno stadio profondo di questa imbrogliata materia, nella quale la Repubblica non aveva, come la Francia, una giurisprudenza nazionale, ma si regolava a seconda dei casi e per via di fatto. Il Sarpi avrebbe voluto trovare un principio di diritto, inviolabile, e dedotto dalla natura medesima delle cose: indagine assai pericolosa in tempo in cui la corte di Roma faceva un delitto a chiunque si ardisse di penetrare gli arcani della sua potenza, e arrogava a sè sola la facoltà legislativa di tutto ciò che ha relazione col clero.

Alcuni prima di Frà Paolo si erano arrischiati a commettersi in quel caos informe di leggi arbitrarie, ma quegli autori essendo francesi si fermarono a casi particolari della loro nazione, senza curarsi di salire alla origine e dedurne conseguenze di un uso più generale. Ciò si apparteneva ad una mente così acuta come quella del Sarpi, il quale in un libro di piccola mole ha saputo raccogliere e ordinare con notabile chiarezza tutto che importa a sapersi de’ beneficii ecclesiastici; e come nel descrivere i confini tra il sacerdozio e l’imperio spianò la via al Demarca, così nel trattare la beneficiaria precedette il Tommasini.

Quando gli abusi sono stati sanciti dai tempo, gli uomini si avvezzano a rispettarli; e quantunque ne