Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/140

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l’arguta vista del Genio spiando in seno alla oscurità faccia tesoro di quante scintille la solcano, e sprezzi il cerchio misero dei sistemi. L’anima non è anima fuorchè nella libertà dello spazio, e i sistemi hanno l’angustia, e l’errore, perchè ognuno di essi leva stendardo pel sì, e pel no; e il sì, e il no, albergano con tanto equilibrio di forze la testa, che l’uno non vale a cacciar l’altro, e darle riposo. Le arti della mente son creature del cielo, donde scesero vergini consolatrici al mortale; quindi non piegano sdegnose a prepotenza, o a mercede, e quanti si accostavano contaminati a quelle ingenue gemendo si ravvidero di avere invece abbracciata una larva sozzissima. E chiedono sacrificio illibato, e, se a voi non incresce l’inclito esempio, ascoltate con quanta venerazione Niccolò Machiavelli si preparasse a nutrire l’intelligenza. – «Venuta la sera, mi ritorno a casa, ed entro nel mio scrittoio, ed in sull’uscio mi spoglio . . . . . . . . . . . . e mi metto panni reali e curiali, e rivestito condecentemente entro nelle antiche corti degli antichi uomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo, chè solum è mio, e che io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro, e domandare della ragione delle loro azioni, e quelli per loro umanità mi rispondono; e non sento per quattro ore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi trasferisco in loro.» – E Niccolò Machiavelli scrisse argutamente di prudenza civile, e di storia, con dignità pari al subbietto. I suoi pensamenti talvolta sanno d’acre sapore; ma se potè più che altri conoscere da vicino la razza che ha nome d’umana, per compiacerle non dovea