Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/170

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costituzione: e’ son leggi di natura, nè vuolsi sperare che muteranno, finchè ella non ristampi il suo codice; – ma di questo dubito forte, chè troppo parmi si mostri contenta di ciò che opera, in bene, e in male. È ella questa la stagione in che i detti dell’Italiano debbono suonare lusinghe? E se io parlo agramente, nol faccio per gare parziali, almeno ch’io mi sappia; e se un galantuomo mi convincesse, che i miei sensi hanno aspetto d’invidia, o d’intrigo, o d’altre bassezze di umanità letteraria, io non porrei tempo in mezzo a tacermi. Ma se parlo agramente, è pel desiderio che le arti liberali abbiano sotto questo cielo felice una patria, e riti intemerati; è pel desiderio che la nazione si rivendichi in libertà d’intelletto, e si faccia viva, e forte, nè più giuri sul nome de’ suoi maestri, che sempre la tratteranno a novelle.

La nuda parola, come io dissi, è dunque misura di giudizio ai dottori, cagione onde va così piena di fronde la nostra Letteratura; e chi non crede, veda le Raccolte dei Classici. Usare la purezza del linguaggio è savio consiglio, e nessuno lo nega: anzi chi ben guarda addentro le cose, conosce come la proprietà dell’idioma sia elemento nazionale; perchè in un popolo quando manca la proprietà dell’idioma, quel popolo non ha più la passione della patria, e si avvicina alla sua caduta. Ma la Lingua non è tutto: il massimo studio va convertito a pensare. Solo il Pensiere è padre delle maraviglie, che di quando in quando fecero immaginare nell’uomo un alito di natura divina: non è data all’uomo altra tavola per sorreggersi nelle burrasche della vita: – l’uomo non ha trovata altra ragione per sollevarsi sull’altre bestie. I maestri levano rumore, perchè logorando una do-