Pagina:Bini - Scritti editi e postumi.djvu/270

Da Wikisource.

ci sarà nulla di male, nè io per questo ti porterò rancore; e allora ci metteremo all’accatto, arrogandoci non so quanto giustamente il diritto di strascinare nel nostro fango uno splendido nome. Ma tu dovrai meco convenire, che certi fatti sono una misura fatale dei tempi, e degli uomini; dovrai convenire, che la nostra è una generazione perduta ad ogni speranza di bene, perchè, non che intendere, ed essersi mandata in sangue l’idea santa, essenziale, del sacrifizio, non sa per anche compitarne il vocabolo.

Un rigo di risposta. ― Addio.

Carlo Bini.


XV.


Caro A.***

2. ― La lettera per M.*** mi è venuta più lunga di quel che volevo. L’ho scritta nella furia del cuore, e ho tutta la massa del sangue alla testa. Leggila, e mandala se credi; o se no, riducila a più giuste proporzioni. Io non spero nulla di buono, e vado convinto, che la faccenda finirà coll’esser trattata costituzionalmente. Piango lacrime di sangue per il povero M.***, e non credevo che la Fortuna volesse serbarlo a strazi così disonesti. Siccome il fatto mi sembra grave, e tale da passare fra i documenti della Storia contemporanea, così gradirei, che della Lettera ne fosse fatta una copia, per mostrare al mondo occorrendo, che non tutti furono codardi, e brutali, e che se afflitti dalla povertà non poterono aiutare l’amico infelice, dissero almeno una parola franca e generosa. Dura questo poco di fatica per amor mio; chè io non ne posso più. Amami. Addio.

Carlo.